sabato, Novembre 23, 2024

Gratis non è libero. Quando dietro la scelta del modem ci sono i diritti del cittadino.

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Sareste d’accordo se il vostro operatore telefonico scegliesse il vostro smartphone? Allora perché lo accettiamo per internet? Clausole nascoste, diciture ambigue, penali esorbitanti. Perché le grandi compagnie della rete non vogliono mollare il modem?

Siamo in attesa dell’esito delle consultazioni pubbliche da parte dell’AGCOM che introdurrà molte novità sulla vendita dei modem. Ma facciamo un passo indietro. Tutto nasce con il Regolamento Ue 2015/2120 del Parlamento europeo che sancisce che “Gli utenti finali hanno il diritto di accedere a informazioni e contenuti e di diffonderli, nonché di utilizzare e fornire applicazioni e servizi, e utilizzare apparecchiature terminali di loro scelta, indipendentemente dalla sede dell’utente finale o del fornitore o dalla localizzazione, dall’origine o dalla destinazione delle informazioni, dei contenuti, delle applicazioni o del servizio, tramite il servizio di accesso a Internet”. Ai cittadini, quindi, è riconosciuto il diritto di scegliere quali beni e servizi acquistare.

La questione è ormai nota sul web con l’hashtag #modemlibero ed è una campagna portata avanti in Italia dalla “Free modem Alliance”, alleanza che riunisce AIIP (Associazione italiana Internet provider), l’Associazione italiana retailer elettrodomestici specializzati (Aires) Confcommercio, Allnet, l’associazione dei provider indipendenti Assoprovider, Mdc (Movimento difesa del cittadino), Vtke (Associazione dei produttori di terminali di telecomunicazioni) e ModemLibero.it.

La questione ha trovato eco in Parlamento grazie alle interpellanze di Ivan Catalano, Parlamentare del gruppo Civici e innovatori, membro del gruppo interparlamentare per l’innovazione, che qui abbiamo intervistato per fare il punto sull’argomento.
Ivan Catalano

  • Come hanno reagito i consumatori all’imposizione del modem? Ne erano a conoscenza?

Ivan Catalano: “La reazione dei consumatori è stata molto accesa quando sono venuti a sapere che il modem veniva imposto, poiché di fatto era impossibile rinunciarvi a causa di clausole contrattuali nascoste oppure di penali molto costose. Per cui si accumulavano modem su modem. Il problema è che inizialmente il consumatore non conosceva nemmeno la possibilità di scegliere il proprio modem, sebbene il Regolamento sia entrato in vigore nel 2015, non c’è stata alcuna campagna di informazione e, soprattutto, di sensibilizzazione sul perché è un diritto poter scegliere il proprio modem.”

  • Praticamente cosa può fare il consumatore per far valere i propri diritti sin da subito?

“Il consumatore può al momento della sottoscrizione del contratto chiedere al service provider i parametri di connessione per poter installare il proprio modem. Se riceve un rifiuto può inviare una segnalazione all’AGCOM. Attualmente, grazie al Movimento Difesa del Cittadino, è anche possibile presentare un reclamo nei confronti degli operatori telefonici che adottano pratiche commerciali scorrette, relative alla restrizione contrattuale sulla libertà di scelta del modem di fatto imponendolo ai consumatori.”

  • In che modo la Net Neutrality è legata alla libera scelta del modem e dei terminali?

“La Net Neutrality, o Neutralità della rete, è il principio per il quale il tutto il traffico su Internet deve essere trattato allo stesso modo, senza preferenze tra chi fornisce le connessioni online. In questo modo nessuno può favorire contenuti a discapito di altri. La Net Neutrality passa attraverso la scelta del dispositivo con cui connettersi.  Il provider che impone il proprio modem potrebbe esercitare delle azioni non neutrali su quel terminale. Ad esempio, favorire un portale di streaming oppure un circuito di carte di credito o chiunque egli voglia al posto di un altro. Se pensiamo all’Internet of Things, potrebbe prendere accordi con le case produttrici per creare delle interferenze.”

  • In vista di una mobilitazione da parte dell’AGCOM, sembra che gli operatori stiano adeguando le loro offerte. E così?

“No, è in atto una campagna per confondere libero con gratis, ma il Regolamento dice chiaramente che deve essere garantita la libera scelta, non che debba essere gratuito. Anzi, è obbligatorio esplicitare il costo del modem in modo da poter scegliere di sottoscrivere un abbonamento con o senza modem. Nascondere il costo nelle offerte “gratuite” è una pratica commerciale scorretta per la quale può intervenire l’Antitrust.”

  • Perché parla di Antitrust?

“Occultare il prezzo del modem all’interno di un’offerta complessiva è una misura distorsiva del mercato. Il mercato dei modem è altamente competitivo e deve essere libero per permettere innovazione tecnologica. Un mercato dinamico e libero permette di sviluppare tecnologie sempre più all’avanguardia, in termini di sicurezza o di performance.”

  • Ma magari il modem incluso è più comodo?

“Tecnicamente non esiste alcun vincolo e nessuna difficoltà nell’usare un qualsiasi altro modem: basta solo mettere un cavo e configurarlo. I parametri di configurazione potranno essere resi pubblici dal provider, ad esempio mettendoli on line o tramite assistenza tecnica. Inoltre, “più comodo” non è una scelta. Pensiamo alle aziende che preferiscono avere dei dispositivi inviolabili e garantirsi la massima sicurezza. Chi sottoscrive un contratto a lungo termine è obbligato a tenere una tecnologia che col tempo può diventare obsoleta e più vulnerabile.”

  • Qual è stato il suo personale contributo alla causa e qual è stato l’atteggiamento delle Istituzioni nell’affrontare questo problema?

“Sono stato l’unico parlamentare a porre la questione del modem libero con due interpellanze al Governo, una nel 2016 e una nel 2017.  Nel 2015 è stato approvato il Regolamento europeo, che sancisce la libertà per ogni cittadino di scegliere il proprio modem, ma, in Italia mancavano le norme attuative e le deleghe per assegnare i poteri sanzionatori all’AGCOM, sebbene fosse immediatamente in vigore. L’AGCOM, quindi, non poteva sanzionare gli operatori, che intanto facevano orecchie da mercante.”

  • Che è un po’ come dire: non faccio il biglietto, tanto il controllore non può venire.

“Esatto. Nel 2017 ho presentato degli emendamenti per risolvere questo gap e rendere le multe veramente incisive, ad esempio in base al fatturato.”

  • Quale è stato lo scoglio più difficile incontrato durante la campagna?

“La principale difficoltà nel portare avanti questa battaglia è stato nello spiegare il perché. Quali diritti ci sono dietro alla “non imposizione” di un apparecchio. Inoltre i tempi sono stati molto lunghi, oltre un anno e mezzo di lavoro, mentre gli operatori cercavano di frenare la campagna.”

  • Nel resto d’Europa la situazione è la stessa Italiana

“Solo in Germania il Parlamento ha emesso una legge che ha anticipato i principi espressi nel Regolamento europeo, per cui si sono trovati già avvantaggiati. L’Italia è il primo caso in Europa di adeguamento. Non avendo dei precedenti in Europa è stato ancora più difficile sensibilizzare l’opinione pubblica e portare il problema in Parlamento.”

Con la chiusura della consultazione pubblica dell’AGCOM e in attesa di un responso sul suo potere sanzionatorio, la questione sembra quasi arrivare agli sgoccioli, si spera in tutela dei diritti del cittadino.  Intanto, ricordiamo che per tutti i consumatori è disponibile il modulo di reclamo nei confronti degli operatori telefonici che adottano pratiche commerciali scorrette, predisposto dal Movimento Difesa del Cittadino.

 

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