domenica, Dicembre 22, 2024

FAST FUD – introduzione “veloce” al FUD

Nicola D'Amato
Nicola D'Amatohttp://www.networkhardware.com
E' laureato in Marketing, oggi e' Account Executive per il piu' grande distributore indipendente al mondo di prodotti Cisco Systems. Dopo qualche anno trascorso in Italia ha continuato la sua esperienza lavorativa nei Paesi Bassi, dove ha sviluppato il mercato italiano per diverse multinazionali. E' un appassionato di programmazione neuro-linguistica e self-development.

L’acronimo FUD fu creato dallo stesso creatore della Legge di Amdahl, Gene Myron Amdahl (classe 1922) che dopo una carriera in IBM decise di fondare la Amdahl Corporation e competere con IBM stessa offrendo un alternativa più economica, più affidabile e meno costosa dei mainframe IBM di allora.

Amdahl defini FUD come la paura (Fear), incertezza (Uncertainty) e dubbio (Doubt) che i venditori IBM inculcavano nelle menti dei potenziali clienti che erano interessati a prodotti alternativi.

Un esempio di FUD ha come protagonista Steve Ballmer, il CEO di Microsoft ad esempio nel 2006 rilasciò un intervista a Forbes  (http://www.forbes.com/2006/03/22/ballmer-microsoft-linux-cz_df_0322microsoft.html)  dove disse  “Penso che ci sono esperti che dichiarano che Linux violi la nostra proprietà intellettuale. Non farò dei commenti a riguardo ma se questo è  il caso abbiamo una strategia per difendere i nostri azionisti.”

Questa frase che a molti lettori potrebbe sembrare un normalissimo commento di una fonte autorevole in realtà  nasconde l’intento subdolo di creare un clima di paura che scoraggi i programmatori a sviluppare Linux.

La differenza sottile tra l’opinione personale e l’azione di disinformazione di alcuni produttori consiste quindi nella volontà di creare un informazione fuorviante spesso attraverso l’uso di (http://lxer.com/module/newswire/view/57261/index.html)

  • 1. fonti autorevoli.
  • 2. l’uso di cifre sottoposte come risultati di test scientifici ma che in realtànon hanno nessun fondamento.
  • 3. l’uso del termine “proprietà intellettuale” .

Al riguardo il professor Mark Lemley (Stanford Law School ) dice appunto che è diventato di moda riferirsi al copyright, ai brevetti, ed ai marchi di fabbrica (tre entità nettamente distinte, normate da tre classi di leggi nettamente distinte) come “proprietà intellettuale”. Questa moda non è sorta per caso – il termine sistematicamente distorce e confonde queste questioni, ed il suo uso è stato promosso dalle aziende che, da questa confusione, traggono vantaggio.
(http://www.gnu.org/philosophy/not-ipr.it.html)

Il FUD permette inoltre ai produttori di sviluppare un insieme di pratiche che molti cliente e utenti vedono come profondamente ingiuste, ma che tuttavia sono largamente adottate e pertanto difficili da cambiare, emblematica è a tal riguardo la situazione nel settore ICT  per quanto riguarda la fornitura di servizi di manutenzione.

http://tcummins.wordpress.com/2011/04/27/when-are-terms-conditions-abusive/

Tim Cummins, fondatore dell’ International Association for Contract & Commercial Management (IACMM ) riferisce che sono costantemente imposte delle condizioni contrattuali che limitano i diritti di un cliente e le opzioni di scelta del fornitore di servizi nei seguenti modi:

  • Gli acquirenti in realtà non sono dei reali proprietari perché non possono rivendere, trasferire, o comunque ridistribuire senza l’approvazione dell’OEM (che richiede spesso il pagamento di spese aggiuntive e di ricertificazione)
  • I prodotti sono spesso dotati di un sistema operativo “embedded”  che però per via della “licenza d’uso” non rientra nella proprietàdell’acquirente e pertanto non è trasferibile.
  • Gli OEM tentano di impedire lo sviluppo del mercato parallelo e indipendente limitando i diritti di garanzia e imponendo cosi gli acquirenti ad approviggionarsi sul mercato locale e non all’estero dove le condizioni di prezzo potrebbero essere migliori.

I produttori cercano quindi così di controllare la rivendita dei propri prodotti e di proteggere così i propri prezzi, inoltre chiaramente vogliono guadagnare dai servizi di manutenzione, questa situazione, dice Tim Cummins, un giorno saràprobabilmente risolta attraverso nuove norme internazionali o dall’entrata nel mercato di nuovi operatori che offriranno condizioni molto più “user friendly”.

Nell’attesa che questi leggi vengano discusse e approvate, la prima cosa da fare è intanto capire se alcune condizioni contrattuali degli OEM sono fondate su una vera e propria legge o, come talvolta accade, si tratta di una clausola di un contratto che non ha nessun fondamento legale.

Ad esempio la sezione 109 della legge U.S.A. sul copyright, (mi riferisco a questa legge perchè  molti produttori americani indicano nel contratto che in caso di lite verrano applicate le leggi statiunitensi)

1. “Il proprietario di un prodotto, legittimamente acquistato ha il diritto di vendere o altrimenti disporre dell’oggetto acquistato senza l’autorizzazione del proprietario del copyright, ”  Questo è il principio, per esempio, che consente l’esistenza di eBay.

2.  Tale dottrina , che comprende anche router e switch Cisco, afferma che “un programma informatico che è incorporato in una macchina o in un prodotto …” può essere noleggiato o venduto da qualsiasi legittimo proprietario.

3. Ogni Corte ha ripetutamente affermato che un unico pagamento per una licenza d’uso senza una chiara data di scadenza è di fatto una vendita di beni e quindi si riconoscono all’acquirente tutti i diritti di utilizzo di tale software.

D’altronde rivendere uno switch o un router Cisco senza IOS sarebbe praticamente inutile dato che non potrebbe funzionare, pertanto se ciò fosse vero limiterebbe i diritti del proprietario.

L’argomento è chiaramente complesso e meriteràsicuramente altri spazi in questo blog.

Articoli correlati

Noleggia una Tesla per il tuo evento ICT!

Categorie