L’esaurimento degli indirizzi IPv4 sembrava dovesse avvenire ormai 3-4 anni fa e tante erano state le proposte di risoluzione a questo problema, prima di tutte IPv6. Si era parlato di un cambiamento tecnologico mastodontico, di indirizzi IP (v6) infiniti, era stato pianificato, se pur a livello macroscopico, il cambiamento graduale (graduale perchè, su base teorica, IPv6 coesisterà con IPv4 per molti anni) dell’intera rete Internet.
Ad oggi l’argomento sembra essere stato messo da parte, andando contro all’agitazione manifestatasi gli anni scorsi per quello che sembrava essere un’incombente saturazione degli indirizzi IPv4.
Obiettivamente c’è confusione sulla valutazione di questo problema. Molte fonti autorevoli sono discordanti tra di loro e, di fatto, sembra appunto che una decisione precisa non sia stata presa.
Dei 4,3 Miliardi di indirizzi disponibili, circa l’85% è attualmente occupato. Forse il problema si è adagiato, almeno al momento, su se stesso in quanto ci siamo resi conto che effettivamente quell’85% potrebbe essere un numero un bel po’ più basso. Molti sono i sostenitori che accusano gli operatori. Le motivazioni sarebbero le seguenti:
- Sprechi di indirizzi IP: molte connettività vengono fornite con un IP statico di default
- Molte classi di IP restano assegnate nonostante le disattivazioni
- Assegnazione superficiale di classi di IP: gli enti assegnanti non sempre adottano il grano salis nel momento dell’assegnazione
- Il caso opposto del punto precedente: molte aziende non si fanno assolutamente scrupolo nel richiedere nuovi IP
Uno dei fattori che rallentano, da parte di tutti, una presa di posizione seria nei confronti di questo problema, c’è sicuramente il fatto che – almeno solitamente – di fronte a un problema critico come questo, c’è sempre qualcun altro che pensa anche per noi. Oltre a questo, sicuramente non c’è la percezione temporale reale: ci sembra un problema che possiamo permetterci continuamente di rimandare di anno in anno.
Detto questo, ciò che blocca chi invece comprende l’importanza di IPv6 è sicuramente il forte investimento economico necessario ad affrontare la migrazione. Sembra non esserci qualcuno da prendere effettivamente d’esempio, anche se varie attività sono state fatte per avvicinarsi ad IPv6:
- Verizon Business aveva pianificato per il 2009 la migrazione a IPv6 della porzione nord-americana, europea ed asiatica della loro rete pubblica.
- Alcuni colossi IT hanno migrato la propria infrastruttura interna a IPv6
- Il Governo USA ha dato ordine a tutte le organizzazioni statunitensi di adoperarsi al fine di essere pronte per il passaggio ad IPv6
- Alcuni operatori di connettività hanno iniziano ad erogare connettività nativa IPv6. Altri stanno procedendo verso questa direzione.
- L’Unione Europea aveva predisposto e “allertato” gli addetti ai lavori tramite alcune convocazioni globali per discutere dell’argomento.
Sta di fatto, comunque, che nulla di veramente corposo si sta muovendo e, stanno alle stime medie, sembra che l’attuale autonomia di IPv4 sia di 2 anni. Dovessimo anche adottare tutte le precauzione e disposizione per NON sprecare gli indirizzi IP, con l’andamento attuale del mercato – dove ormai tutto si collega ad Internet – siamo comunque costretti a pensare ad una soluzione. Attuabile quanto prima, ovviamente.
Fatta questa infarinatura globale sullo status attuale, cercheremo di avere informazioni più dettagliate e tecniche che pubblicheremo nei prossimi articoli.